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Ci sono stati due fatti orribili a Napoli e Caivano, c’è stato molto lavoro.
Ci sono due canzoni napoletane moderne che hanno come titolo “Buongiorno”. Sono state scritte nello stesso periodo, alla fine degli anni Novanta. Rappresentano le due Napoli diverse, agli antipodi. Entrambe sono in dialetto.
Una è dei 99 Posse (1998), l’altra è di Gigi D’Alessio (1999).
I 99 cantavano: «Buongiorno e chi esce? Ccà ascimmo e si turnammo è sulo una questione ’e mazzo. ’O ccapisce?» («Qua usciamo e se torniamo e solo fortuna. Lo capisci?»).
Giggino invece: «Tutte 'e napulitane, vulimmece cchiù bene, stennimmece na mano ca nun ce sta nisciuno carnale comme a nuie». («Napoletani vogliamoci più bene, stendiamo una mano che non c’è popolo più “carnale” del nostro»).
Due letture diverse, vecchie un quarto di secolo ma che ancora reggono nella narrazione della città di oggi, nella sua trasposizione mediatica, letteraria, cinematografica.
Se ti appendi alle notizie va tutto bene. Ti fai forza, con la notizia: quando è bellissima è tutto bellissimo, quando è bruttissima è tutto bruttissimo.
Ma se metti la notizia in un quadro e in questo quadro metti anche altri soggetti, se gli dai profondità storica, lo arricchisci di particolari (dati, politiche, situazione socioeconomica) ecco che iniziano i guai.
Sappiamo che la narrazione non coincide con la realtà.
Però quando riguarda i fatti di Napoli c’è un maledetto problema: ne parli bene e sei «turista della tua città». Ne parli male e ti chiamano «facimmoschifista» (io sarei quest’ultima categoria).
Il minimo comune denominatore non c’è. Probabilmente perché non vende: qui servono colori forti e del resto la città li fornisce. E pure la sua provincia (il Parco Verde, il nuovo giochino del governo Meloni).
La morte di Giò Giò, Giovanbattista Cutolo, 24 anni, musicista di corno nell’orchestra giovanile Scarlatti, ammazzato da un 17enne sarà avvenuta per futili motivi ma non è un caso.
Da questo momento in poi, devo avvertirvi, sto mettendo in fila cose accadute in passato e cose più recenti. Non mi sto inventando nulla ma ribadisco che è un contesto di analisi, non di cronaca.
«Se nella storia compare una pistola, questa prima o poi sparerà» diceva Čechov.
Il 31 agosto 2023 a Napoli una pistola ha sicuramente sparato, 3 volte, trasformando l’alba di piazza Municipio affacciata al mare del porto in un giorno nero sul calendario della città: davanti ad una paninoteca è stato ucciso un ragazzo.
È stata l’unica pistola ad aver sparato quella notte e lì vicino? Nossignore.
Nella notte tra il 30 e il 31 agosto sono state segnalate due “stese” di una “paranzella” ai Quartieri Spagnoli, proprio poche ore prima dell’omicidio del musicista in piazza Municipio.
La stesa è una incursione armata, un tiro al bersaglio in territorio ostile o da conquistare, effettuata da bande in scooter, velocissime e dunque senza una gran mira: ci puoi restare secco se il proiettile va nei muri o nei portoni.
La paranzella è una paranza più piccola, 3-4 persone, spesso giovanissime. La paranza originariamente era una imbarcazione da pesca costiera. Nel gergo malavitoso è diventata un gruppo armato, quasi sempre in fase di conquista di aree per lo spaccio di droga.
Se c’è una pistola sparerà.
Nel 2004 Annalisa Durante, 14 anni, fu uccisa a Forcella perché era su una traiettoria di fuoco in un conflitto a fuoco fra bande rivali.
Se le pistole sparano significa che qualcuno le tiene in tasca, se un 17enne ne ha una in tasca significa che qualcuno di più grande gliel’ha data o che il gruppo gli concede il diritto di portarla appresso.
Chi le ha in tasca le usa prima o poi. E prima o poi qualcun altro resta a terra. Non è per forza di un clan avversario.
Le mani delle “stese” ai Quartieri sono diverse da quelle che poco dopo addentavano un panino in piazza Municipio, lì dove c’era GiòGiò che mangiava una cosa e che sarebbe finito a terra con tre botte in corpo?
Quello che è accaduto è un fatto di sangue e basta?
Oppure è un fatto di sangue che ha alcuni elementi in qualche modo riconducibili ad un altro episodio di criminalità più o meno organizzata che aveva avuto compimento poche ore prima?
«Quante vicende, tante domande», diceva il Lettore Operaio di Brecht.
Se c’è una pistola sparerà. Quando sparerà qualcuno prima o poi andrà a terra. Potrà essere chiunque.
Quante pistole ci sono in giro mentre cammino? Me lo chiedo spesso?
Arriviamo allo stridore fra la narrazione e la realtà. La morte di Giò Giò coinvolge quei Quartieri Spagnoli oggi celebrati come rinascita della città turistica ma in realtà ancora avvolti dal degrado e dallo strapotere di piazze di spaccio che macinano centinaia di migliaia d’euro all’anno.
Dove ci sono tante attività ricettive o ristorative totalmente o parzialmente abusive, dove vige la regola del ‘guaglione’ (ragazza o ragazzo): guaglione del bar, guaglione del ristorante, guaglione in cucina, guaglione delle pulizie.
Totalmente in nero, stipendio miserabile. Se lo dici sei il nemico di Napoli, però.
Oggi le piazze di spaccio dei Quartieri sono senza capi conclamati, vanno avanti per inerzia e perché il giro d’affari è rilevantissimo.
Ho deciso di scrivere queste cose ed evitare di parlare dei funerali, della strumentalizzazione di una morte usata come spot di governo per un decreto baby-gang, di preti che stanno più in tv che in chiesa.
Di un altro prete, don Mimmo Battaglia, il vescovo, il personaggio più carismatico della Napoli di oggi, vi consiglio di leggere l’omelia ai funerali di Giovanbattista.
Ha fatto arrabbiare molta borghesia napoletana che pensa di poter dormire sonni tranquilli solo perché accompagna i figli a scuola e alle partite del Napoli.
Curre Curre guagliò
A Caivano il governo Meloni ha mobilitato 3-400 fra poliziotti, carabinieri e finanzieri: nel blitz più annunciato della storia hanno sequestrato soldi, hanno sequestrato un po’ di stupefacenti e pochissime armi. Le armi sono sempre ben nascoste.
A Caivano però hanno sequestrato un allevamento di scoiattoli. Vanno di moda, sono quelli che somigliano a Cip e Ciop.
Ecco qua
E questo è quanto. Lunedì inizio a spedire le famose cartoline. Se volete scrivermi la mia mail è ciropellegrino@gmail.com.
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