Ciao io sono Ciro Pellegrino, mi fa piacere che tu legga questa newsletter. Se sei iscritt* e ti va, ti chiedo di inviarla ad altri che pensi possano aver piacere.
Se non sei iscritt* e ti va, beh, non ci vuole niente...
Come stai? Io sto tutto accelerato, nel nostro dialetto significa pieno di fatti da dire, fare, scrivere, per questo sono stato latitante. Però so’ cuntento 'e sta, sentivo la mancanza della newsletter.
Senti, qualche giorno fa hanno rimesso la Venere degli Stracci di Pistoletto dopo l’incendio doloso che aveva distrutto la precedente. Per quel rogo il giovane Simone Isaia, senza fissa dimora con problemi psichici l’anno scorso era stato condannato a 4 anni di carcere, una pena assurda, spropositata. Avviammo una raccolta firme e in piena estate scendemmo in piazza per chiedere di toglierlo dal carcere. Situazione molto complicata.
Di recente Simone è stato processato in Appello e il giudice ha quasi dimezzato la pena: 2 anni e 6 mesi. Resta in carcere, è in condizioni psichiche complicate.
Però la statua degli stracci c’è di nuovo e sono tutti contenti. Guardate questa foto di uno dei migliori fotografi di Napoli, ovvero d’Italia: Ciro Fusco dell’Ansa. Racconta quello che non sono stato capace di dire a parole.
Sarà un vento caldo
E passerà
Sarà un vento caldo
Solo pieno di pazzie
Che dal sud arriva
E ti tiene sveglio
Anche se è un po' lento
Vedrai che correrà
Pino Daniele - “Viento ‘e terra”
Tra gennaio e marzo sono passate le date in cui si ricorda Pino Daniele. Qualche settimana fa la Warner ha stampato il vinile rimasterizzato di “Sciò”, il suo primo live, uscito giusto 40 anni fa.
E in quei giorni uno strano Scirocco ha ricoperto Napoli di sabbia nordafricana. A Napoli si chiama “Viento 'e terra” perché si sente dal basso, fa cadere le cose e fa scivolare a terra: devi fare attenzione. Pino gli dedicò una bellissima canzone in “Vai mò” del 1981.
Io sono stato per ore a guardare il cielo che si tingeva di giallo, poi arancio. La sabbia del deserto si è posata sulle ringhiere, volevo sentire la polvere al tatto, l’ultima volta che ho preso la sabbia del deserto in mano era quella di Qumran in Palestina e chissà quando si potrà tornare a guardare quell’orizzonte.
Una cosa stranissima che non mi faranno fare mai più
A Napoli hanno radunato per un mesetto i tiktoker più noti (e discussi), li hanno infilati nei locali di un grande ristorante per cerimonie della zona Vesuviana e li hanno fatti interagire ogni giorno (facevano 4-5 ore poi tornavano a casa però) per un mesetto. Lo hanno chiamato “Grande Fratello”, il Grande Fratello di Mediaset s’è arrabbiato e ha mandato una lettera di diffida.
Ho pensato: MA NON ESISTE, DEVO ANDARCI SUBITO. E infatti so’ andato.
Sono stati tutti gentili, volevo fare solo un pezzo ma poi ad un certo punto…mi sono trovato nella diretta. Ne è nata una specie di discussione e sono stato il reginetto di Tiktok per qualche giorno.
Il pezzo per il giornale è questo, mi sono divertito a scriverlo. Il giorno dopo ero l’eroe di macellaio, salumiere, bar e portinaio.
Ingorgo a croce uncinata
Da qualche settimana faccio parte del direttivo dell’associazione “Luciano De Crescenzo”. Una prima iniziativa è stata celebrare “Così parlò Bellavista” per il quarantennale dall’uscita del film. Dieci anni fa c’era ancora Luciano tra noi, stavolta è stata sicuramente più malinconica. Ma abbiamo riproiettato il film ed è stato bello vedere che ci sono ragazzi che conoscono le battute a memoria.
Questa foto che vi fa venire in mente?
RUBRICA: DOVETE FARE LE MANI COME I PIEDI
Cioè la torta di riso esiste da tempo immemore. Che bisogno c’era di chiamarla PASTIERA PADANA? I milanesi so’ così.
Una storia vera.
Troppa gente chiedeva il passaporto all’ufficio DIGHE. Ed è finita così.
Bei fatti
Il lunedì adesso è meno lunedì. Bravoooo
Stupendo come sempre