Mah, io direi qualche giorno di pausa ci sta.
Poi ad agosto però ci leggiamo: ho molte idee per questa newsletter.
Se hai fatti scrivi a ciropellegrino@gmail.com. Oppure qui c’è Whatsapp.
Ho chiesto all’intelligenza artificiale di rappresentarmi la città a fuoco: nella maggior parte dei casi parte sempre dal Vesuvio che erutta e tutta Napoli è distrutta, come se si aspettasse quel tipo di epilogo e basta.
Oddio se dovesse accadere saremmo pure predisposti. Ma prima del Vesuvio ma qui zompiamo in aria per il cambiamento climatico, per la rabbia, per i debiti: io non so come tu veda Napoli, io vedo una montagna di soldi riciclati che cambiano nome ma non padrone, che diventano proprietari di case da B&B e baretti e poi si trasformano in bonifici estero su estero a Dubai, in società cartiera: la finanza le chiama così e io le detesto, quando arrivano notizie sulle società cartiere mi faccio due palle tante perché sono le più noiose da titolare.
È passata una settimana e la Venere degli Stracci di Pistoletto è ancora uno scheletro appicciato in mezzo piazza Municipio, opera nell’opera d’un senza fissa dimora napoletano dotato di accendino.
A proposito di questo fatto: sto assistendo ad una delle cose più becere degli ultimi anni, ovvero la raccolta di fondi istituzionale per rifare la Venere degli Stracci.
Dammi un motivo, uno solo, perché questo cumulo di pezze concettuali lo debba pagare io. Dammene un altro per spiegarmi come mai ‘o monumento non era ignifugo e spiegami bene come mai questo cazzo di coso non era sorvegliato. Spiegami: era assicurato? E poi ridimmi, ti prego, come mai lo abbiamo pagato 168mila euro, visto che siamo una città con le pezze, sì, ma al culo.
Fa caldo e io mi sento come in Radio Raheem in “Fa la cosa giusta” e non vorrei fare la stessa fine. Fa caldo e non posso pensare che l’azione di un clochard, di un singolo con un disagio grande come una casa, diventi pretesto di malumori estivi della media borghesia napoletana in attesa di villeggiare.
È così deludente vedervi fare la colletta, amici e amiche mie.
Il caldo è anti-democratico, non ti puoi difendere se non hai i soldi per raffrescare il luogo in cui vivi. E se non ce l’hai nemmeno il luogo?
Siamo abbandonati alle discussioni e le rispetto tutte (o quasi). Ma in faccia ai maligni e ai superbi che in questi giorni pure sui giornali hanno discettato della città che brucia l’arte io piazzerei una mappa di google. Partenza piazza Municipio, arrivo via Marina altezza piazza del Carmine. Non bisogna farsi fregare dal navigatore, non sono 3 minuti in auto, possono diventare un’ora col traffico e i semafori sbagliati. A piedi è un inferno, sotto il sole e col freddo è un inferno.
Lì c’è la Mensa del Carmine. Sono bravi pure sui social, sono ancora più bravi a dare pasti caldi o freddi (a seconda delle circostanze) alla Napoli ultima, disperata e invisibile. Ci sono un sacco di commercianti napoletani che li aiutano. Quando andiamo a fare un servizio giornalistico lì il patto è che gli utenti non vengono infastiditi, ma si parla con gli operatori e col Don. Si può andare anche solo per parlare e per capire cosa sta succedendo in città.
In questi giorni la Mensa ovviamente ha avuto da dire sulla vicenda della statua stracciona. E ha fatto un culo così a tutti, sindaco di Napoli compreso:
A Napoli ci sono 7000 persone senza un tetto dove dormire e una povertà che ci lascia nello sconcerto soprattutto se si considera che da decenni aumenta sempre di più. Dovremmo aggiungere che Napoli ed il Sud ha conosciuto la povertà a causa dell'unità d'italia, divenendo sempre più povera anno dopo anno, ma questo è un altro discorso...
Noi tutti, come a 'nu purpo rint a 'na pentola d'acqua sul fuoco, ci stiamo abituando a un'indigenza sempre più diffusa nella quale stiamo sprofondando e a tutti noi c'abbrucia sempre 'cchiu o' mazzo.
È questo il vero allarme che parte dal rogo della Venere degli stracci.
Imbarazzante il sindaco Manfredi che, poche ore dopo l'immediato rogo, ha rilasciato dichiarazioni facendo pensare che si sospettava che il rogo fosse frutto di una sfida o gioco tra ragazzi.
Ricordiamo che, almeno da quanto si apprende da internet, l'opera è costata al comune di Napoli 168mila e 360 euro. Alla faccia del bicarbonato di sodio pensando soprattutto che fino allo scorso anno il comune di Napoli era in dissesto finanziario.
Doppio bicarbonato di sodio se si considera che era un'opera anche infiammabile.
E tu che fai
Dimmi, a te che ti straccia il cuore? A me due giorni fa questo signore, nella Funicolare che buca la collina e dal centro arriva al Vomero. Con uno di quei microfoni dei bambini cantava per recuperare qualche cosa di soldi. Sono giorni che a Napoli non si respira. I sono in una fase di riflessione sulla vita degli altri e su come debba essere raccontata. A Napoli non hai il tempo di ragionare che la vita t’azzecca dduje paccheri e ti dice: «Quindi? Che fai? Quindi?»
A primo impatto è stato il fastidio d’una voce che canta in un vagone che disturba la distaccata e borghese tranquillità delle mie cuffie; fortunatamente ho avuto vergogna poco dopo di tutto questo e ho fatto l’unica cosa che si può in casi del genere, ringraziare e posare i soldi.
E però poi dargli la mano; mi è rimasta impressa qualche mese fa l’intervista di Papa Francesco a Fabio Fazio in cui diceva sostanzialmente: voi dovete toccare con mano la disperazione, la fame, l’indigenza. Ma fisicamente, per davvero. E io così sto facendo non dico tutti i giorni, ma quando posso.
La canzone che cantava era “Soli”, scritta da Toto Cutugno per Adriano Celentano. Niente male come testo, per chi non ha niente:
Soli
La pelle come un vestito
Soli
Mangiando un panino in due
Io e te
Soli
Le briciole nel letto
Soli
Ma stretti un po' di più
Solo io solo tu
Un macello
Qualche giorno fa è morto sul lavoro un ragazzo di vent’anni, rimasto in una gigantesca macina per le spezie di carne.
La cronaca ti fa fare associazioni di idee e pensieri indicibili. In questo caso il collegamento è spiegabile: mi è venuto in mente che il mio amico Domenico Cosentino ha scritto un libro notevole per “Stampa Alternativa”, raccontando i suoi anni passati a lavorare in un macello per polli.
Poi è tornato a vivere il mondo di fuori, fondando una bellissima libreria indipendente, “Casa Naima”, in provincia di Benevento.
Le Monde sta facendo un reportage sull’Europa gentrificata. Qualche giorno fa è stata la volta di Napoli. Il servizio non è eccellente, seppur dettagliato e coerente, la foto è bellissima.
Non ho avuto il coraggio di fermarlo e chiedergli il motivo di quel tatuaggio.
Grazie per quello che scrivi e per come ci stimoli a riflettere
Servizi sempre ben fatti , si percepisce che son fatti col cuore.