Ecco spiegato tutto
Posso dire di aver avuto un buon motivo per non aver curato la newsletter come avevo promesso: stavo scrivendo un libro
Per qualche tempo ho litigato con le parole. Non sto a spiegare il motivo nello specifico: devi sapere che pure se sto su tutti i social presenti e quelli da inventare è difficile per me comunicare certi stati d’animo. Troppo complicato, in parte doloroso. Ma poi perché? La gente ti ascolta, sì, ma poi s’ ‘o ffa passa p’ ‘o cazzo (cioè non è che gli importi tanto).
Dicevo, con le parole è stato un fatto serio. Come fai a litigarci se ti danno da vivere? Semplicemente abbiamo avuto una relazione limitata alle ore di lavoro: io cercavo quelle giuste e loro arrivavano, non chiedevo di più né loro davano altro oltre la cronaca quotidiana.
Ho chiuso l’accordo per il libro mentre ero su un autobus nell’east Sussex, davanti al bianco scintillante delle Seven Sisters che mi ricordavano il bianco di cui tutta Gerusalemme è fatta. Bianco come la pagina da inventare, bianco come il quadrante dell’orologio della cucina che macinava ore e ore di nulla.
Mi è stata accordata grande libertà. Sai che nei giornali non è così? Non si tratta di censura, ma noi giornalisti scriviamo con uno stile, uno standard, abbiamo regole da rispettare e abbiamo la notizia che ci regge come un muro maestro. Nel libro no. Tu hai un progetto ma è tutto in fieri. Le regole le scrivi col lettore ideale.
E poi non avevo risolto il problema con le parole. Vorrei dirti di aver fatto come racconta Sting in uno dei più bei TED talks mai realizzati, quello sul suo blocco da cantautore e sul ritorno a casa, a Newcastle, all’ombra del cantiere navale.
In effetti un po’ è stato così: pure per me c’era di mezzo il mare, la città, una storia di gente e un dolore.
Ma è stata Napoli, ti dirò, a rendermi le cose più facili.
Un cronista che da un quarto di secolo parla in un certo modo del luogo in cui è nato e che ha scelto di raccontare è abituato a notare prima il guaio, il difetto, la truffa, la violenza e non il bello inteso nell’accezione più vasta, nella moltitudine del termine.
Dunque ho riconfigurato il mio modo di vedere Napoli. La città mi ha aiutato. Sono andato in giro come un tempo, per il solo gusto di ascoltare. Non dovevo riempire taccuini, ma poi l’ho fatto. Non dovevo registrare né fotografare. Ma poi ho fatto pure questo. Persone e luoghi sono riusciti a farsi raccontare tra memoria e attualità senza sforzo.
Ho riempito bloc notes di carta e note digitali. Questo che vedete screenshottato è l’appunto in cui ho scritto una frase. In quel momento io non lo sapevo, ma sarebbe diventata il titolo del libro.
Mo’ non è che uno si inventa un nuovo modo di vedere il mondo, però la magia è che alla fine tutto si tiene. Le parole sono tornate piano piano, come fanno quei gatti impauriti e aggressivi che piano piano riprendono fiducia.
Devo ringraziare chi legge questa newsletter perché è soprattutto grazie a questo spazio che è nato (o rinato?) tutto. Scrivendo ho pensato molto a voi. A quelli che sono emigrati, a chi torna e ne ha nostalgia, a chi vorrebbe scappare da Napoli. A chi chiede «ma che sta succedendo in città?».
Ci siete tutti, senza questo spazio coltivato - seppur in maniera incostante - da molti anni, nulla sarebbe stato possibile.
Ho almeno altre due newsletter già scritte, portate pacienza che le pubblico, i libri hanno un lavoro da fare dopo la pubblicazione che è un casino immane, soprattutto per le chi come me approccia con timidezza a questo mondo.
Ah! Il libro si chiama “Se potessi, ti regalerei Napoli”, lo edita Rizzoli, è in prevendita in libreria e negli store online più noti, dal 28 maggio è in libreria e io ho un po’ di ansia, ma penso sia normale.
Se avete idee, suggerimenti (anche per pubblicizzarlo, io quel po’ che conosco cerco di metterlo in pratica) sono bene accette.
Da un paio di mesi scrivo pensieri, da un paio forse anche più giorni, ho il blocco della pagina bianca. Prima era la mia migliore alleata. Addirittura mi consigliavano di scrivere un libro
😵💫 (non ho idea da dove si inizi 😅). Adesso, purtroppo, ci sto alla larga complice varie cose in capa. Il giornalista è diverso come spieghi, scrivere un libro è ben altro. Caro Ciro, la domanda è hai mai provato quella sensazione di far leggere quel che scrivi solo a persone fidate?? Hai mai avuto la paura del giudizio sbagliato o che ti ha provocato dispiaceri??
Appena finito di leggere praticamente me lo sono "zucato" quasi tutto d'un fiato, bellissime le descrizioni che fai di Napoli, della Napoletanità e della realtà della città. Complimenti Ciro