Complimenti, avete scoperto Afragola
Benvenuti nell'ennesima periferia che l'Italia non sapeva esistesse.
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In una storia così c’è sempre un casolare diroccato. Un posto che è lì da anni e formalmente ha cessato le sue funzioni - ufficio, foresteria, cucina, eccetera -.
Se lo vedi sulla mappa satellitare, il posto pare rimasto uguale. Vai da vicino e ti rendi conto (è questa la differenza tra le notizie rimpastate con le agenzie di stampa e la cronaca dal posto). Troverai muri scrostati, i tondini di ferro che fanno la loro comparsa sui pilastri di cemento erosi dal tempo. La pittura è sbiadita, le tubature inservibili.
Il casolare, in una storia così, è un luogo in cui formalmente nessuno metterebbe piede. Ma chissà perché i giornalisti si trovano dietro due gazzelle dei carabinieri, illuminati dal blu dei lampeggianti, bloccati dal nastro bianco e rosso, quasi sempre davanti ad un casolare così.
Afragola oggi fa 61mila abitanti, è un territorio abitato fin dal Neolitico, ma non c’è bisogno di andare così indietro nel tempo per parlare della morte di Martina Carbonaro, di anni 14, uccisa da un uomo di 19 anni, Alessio Tucci, con cui la minore aveva una relazione sentimentale da quando di anni ne aveva 12.
La disamina delle relazioni asimmetriche in adolescenza meriterebbe un capitolo a parte con competenze che io non ho. Ci sono studi che parlano di ragazze di 12-14 anni che ritrovano in relazioni con partner di 4-7 anni più grandi. Relazioni, apparentemente consensuali ma in realtà segnate da forti squilibri di potere, maggiore rischio di violenza e dinamiche di controllo.
Ma vorrei tornare al casolare. È davanti allo stadio che porta un cognome notissimo, ad Afragola: Moccia. Per gli afragolesi Moccia è il nome di un clan di camorra così potente e consolidato da essere entrato a far parte della storia cittadina, intersecato con quella ufficiale. Stato e Antistato insieme, a braccetto. Lì Martina è stata ammazzata a pietrate e sappiamo tutta la storia: la crudeltà, l’agonia, il tentativo del giovane femminicida di occultare cadavere e prove.
Il mondo ha scoperto Afragola così. Dico “il mondo”, perché finora al massimo era il luogo di nascita di un ex sindaco di Napoli. Ma nessuno, a Milano a Roma aveva mai sentito parlare di quel paesone, spesso anzi ribattezzato Afràgola.
A differenza di Caivano - che da Afragola dista 5 minuti di automobile - ad Afragola per ora nessuna indignazione “urbanistica”. Qui il problema è solo di persone, non arriveranno commissari di governo. Qui il territorio è amministrato saldamente da Fratelli d’Italia e più in generale dal centrodestra, più destra che centro. È qui che - era il 2019 - Matteo Salvini inizia l’arrampicata della Lega nelle regioni del Sud Italia.
L’Italia ha scoperto Afragola, dunque. Ma la narrazione di governo non prevede entrate a gamba tesa nell’Amministrazione locale. Badate bene, ad Afragola c’è un racket spaventoso, ogni tanto una raffica di bombette sotto le saracinesche deve ricordare ai commercianti chi comanda in città.
Questa è solo una letterina che arriva dalla città, qualche giorno dopo i fatti. Fatevi l’idea che volete, ma fateci caso a com’è stata trattata Afragola e come fu trattato il caso Caivano.
Eppure non è logico dire che lo stesso degrado urbanistico e sociale di Caivano e presente anche nella vicina Afragola? E che anche lì c’è camorra da estirpare e microcriminalità dilagante?
Lo spyware
Qualche giorno fa sono stato sentito da una delegazione del Parlamento Europeo sul caso spyware. È la prima volta che una istituzione si occupa del mio caso - è passato già un mese da quando Apple mi ha avvisato che il mio iPhone era diventato target di uno «spyware mercenario».
Credetemi, è una storia che ha dei risvolti assurdi, più di ciò che sembra. L’Italia prende troppo alla leggera storie simili e non lo dico solo perché ci sono capitato. Sento delle cose assurde, superficiali e stupide.
Speriamo bene.
Se potessi dirti un fatto…
“Se potessi, ti regalerei Napoli”, compie un anno. Merita però un racconto a parte, magari la prossima settimana, se ci riesco.
È chiaro che la malavita organizzata opera e prospera ovunque, con inevitabili intrecci con la politica, considerati gli scopi ed il peso economico delle organizzazioni criminali. Il problema della comunicazione politica è sempre lo stesso: la storia la scrive chi vince.
I tuoi articoli fanno sempre riflettere!