Ciao, sono Ciro Pellegrino, sono un giornalista e sono l’autore di “Saluti da Napoli”. Se ti piace questa newsletter, condividila con altre persone .
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Guagliò,
mentre ti scrivo la terra non balla ed è già una buona cosa perché a me m’aballano ‘e cerevelle (sono piuttosto nervoso) ed è buono che almeno metto i piedi su qualcosa di - relativamente - stabile. Qualche giorno fa sono stato in una scuola a Torre Annunziata, il Liceo artistico e delle scienze umane “De Chirico”, per un bellissimo incontro sul libro.
Ovviamente sono andato in Circumvesuviana. Quando sei tanto vicino al Vesuvio inizi a relativizzare una serie di questioni che «oltre Napoli» vengono date come ovvie. Ad esempio, c’è chi definisce «follia» vivere sotto ad un vulcano. Fossi nel vulcano mi offenderei: in cambio di questo rischio chiaro, palese, visibile, ha regalato decine di scenari incredibili e soprattutto centinaia d’anni con una terra fertile come poche al mondo. È la stessa cosa coi Campi Flegrei: ultima eruzione il 29 settembre 1538, qualche crisi bradisismica e nel corso dei secoli paesaggi spettacolari, terre fertili, acque termali.
Sento già arrivare la solita maledetta domanda. «E allora non vi lamentate!».
«E allora non vi lamentate!»
Se sei di queste parti l’hai già sentita chissà quante volte. Analizziamola insieme.
La frase arriva spesso in risposta ad una riflessione come la mia che invita a relativizzare, a guardare il contesto storico pluricentenario alla base di quest’insediamento nei «campi ardenti», nella «terra del fuoco» (che non è la «terra dei fuochi»).
Mi sorprende sempre il pronome personale «vi» che precede la seconda persona plurale, modo imperativo, tempo presente del verbo lamentarsi. «non vi lamentate».
Vi lamentate…chi? Sto parlando io. Sono solo. Non rappresento nessuno.
Ed è quello il momento in cui divento Joe Pesci in “Quei bravi ragazzi”.
Perché ogni affermazione di un napoletano su un fatto che riguarda la città deve diventare una pubblica dichiarazione che in una discussione qualsiasi impegna quasi un milione di residenti in città, 2,9 mln se consideriamo l’area metropolitana?
Tornando al rischio sismico, cito dalla Protezione civile nazionale:
Il territorio nazionale è interamente sismico – e tutti i comuni italiani possono subire danni da terremoti – ma le scosse più forti si concentrano in alcune aree: nell’Italia Nord-Orientale (Friuli Venezia Giulia e Veneto), nella Liguria Occidentale, nell’Appennino Settentrionale (dalla Garfagnana al Riminese), e lungo tutto l’Appennino Centrale e Meridionale, in Calabria e in Sicilia Orientale.
Chissà perché la questione del «lamentarsi», però, emerge solo da queste parti. Chissà perché da queste parti un Capo dipartimento della Protezione civile, un ex medico della Polizia di Stato messo in quel ruolo dal governo Meloni, uno che sul giubbino di lavoro c’ha scritto «Presidenza del Consiglio dei ministri», quando a parlare con la popolazione del bradisismo che ha ricominciato a farsi evidente con estenuanti sciami sismici, vuol fare la stand up comedy e se ne esce con risposte tipo «Con un terremoto magnitudo 5? Cadono i palazzi e contiamo i morti».
Che fenomeno, vero?
Noi, però, non dobbiamo lamentarci. Un Paese sbriciolato, alluvionato e terremotato ma chi viene qui tenta di zittire la gente terrorizzandola.
Badate bene, questo dotto, medico e sapiente è pure nato a Napoli. Si vede che non è questione di residenza, ma di saper stare al mondo.
PS: in una bella canzone di qualche tempo fa Francesco De Gregori definì i napoletani «martiri professionali». Ricordo quando uscì, era il 1992, se ne parlò tantissimo in certi contesti di sinistra dalle mie parti (io ero un quindicenne ).
Ora, invece, con un’altra bella canzone sull’Italia De Gregori sta contando i soldi di Enel.
«Voi napoletani»
Il fondamento dei talk show televisivi italiani del day-time o della seconda serata è la polarizzazione, la contrapposizione. Gli autori che popolano quel mondo o sono esattamente come il format che li paga o sono persone che, semplicemente, cercano di fare un prodotto il più possibile dignitoso facendo a pugni con le proprie convinzioni, come capita in ogni contesto.
Dunque non mi sono stupito che Rita De Crescenzo, 1,76 mln di followers su Tiktok per oltre 6mila video e chissà quante “live”, fosse l’ospite d’un talk serale di Rete 4.
Rita De Crescenzo finora era il personaggio trash che non varcava la linea del Garigliano. La vicenda Roccaraso ha invece contribuito al “salto”. Oggi la signora è chiamata, senza contraltare, a rappresentare Napoli, per quanto lei insista a dire che non è così. Ma lei è solo una (furba) partecipante allo show tv, gestito da chi evidentemente ha tutto l’interesse a mostrare alla sua platea di riferimento questa immagine di Napoli.
Operazione win-win. Indigna quei napoletani che guardano lo spettacolino, non si riconoscono ma ne parlano (me compreso). E dall’altra parte conferma i pregiudizi di quella parte del Nord che si rivolge a chiunque abbia come residenza la provincia di Napoli come «voi napoletani». Ah: no, non serve «non parlarne». Non funziona così. Magari…
I processi per droga di Rita De Crescenzo non sono un problema né per lei né per chi la ospita. Del resto ormai ci sono più influencer nei tribunali che nei reels.
È interessante: Rita dice: «Io ne ho già parlato molti anni fa, chi mi segue sa tutto». Come se il fatto di parlarne ai followers fungesse da manleva legale e morale. Una parallelizzazione della realtà: da una parte c’è il mondo solido ma triste e con un pizzico di leggi e moralità, dall’altra quello dei followers, format, guadagno, celebrità nel breve periodo. E a solo questo mondo lei si rivolge. Del resto, perché dovrebbe parlare al mondo reale che la vuole ai margini, denunciata e additata? Questo discorso vale per molti epifenomeni di Tiktok.
Prima di Natale sono stato invitato ad un incontro di una Business school napoletana, che per numeri può competere con molte altre nel Paese. Ho incontrato manager nati e cresciuti a Napoli che ora si fanno valere, in città e nel resto del mondo. Per questa gente non c’è una cazzo di ribalta, si devono guadagnare il lavoro, il successo e pure la soddisfazione di vederselo riconosciuto. Per loro niente tv: propongono un’altra idea di Napoli che non piace e non polarizza.
PS: notizie dell’indagine sul riciclaggio di soldi a Roccaraso? Io attendo eh!
Segnalazioni bellelle
Io e Fran De Martino ci conosciamo da penso quasi vent’anni. Francesca è una delle autrici più brave che io conosca. Lo è sempre stata, migliora con la vecchiaia.
Sta portando avanti a sue spese un progetto i cui proventi andranno tutti per una iniziativa nobile, “Weekgnette - Un anno di strisce, col cuore sulla Striscia”. Io ho partecipato, vi invito a fare altrettanto:
una raccolta fondi organizzata da una rete di realtà indipendenti il cui scopo, tramite la cooperazione con associazioni di volontarie sul territorio, è distribuire kit sanitari e fornire supporto psicologico alle ragazze e alle donne di G4Z4.
Se seguite Gennaro Calvano vi accorgerete che è difficile smettere. Per il tono di voce e per lo sforzo che fa nel cercare di rendere accessibili a tutt* le bellezze di Napoli.
Achille Lauro in napoletano (non il sindaco delle scarpe una prima e l’altra dopo il voto, il cantante)? Ce l’abbiamo.
Guagliù ma chist è FENOMENALE.
E pure oggi l’abbiamo chiusa
Mi sto impegnando, io sono incostante per definizione.
Questa è la settimana del mio compleanno (il 27) vediamo se ci riesco…
stateve buono guagliù
Ho conosciuto Napoli attraverso mio padre Vincenzo nato a Torre Annunziata nel 1915.
Lui fu allievo della Nunziatella e si laureò in Medicina lì a Napoli.
Venne in Sardegna, dove io abito, in tempo di guerra e qui conobbe una ragazza, mia madre, che sposò.
Mi ha fatto innamorare di Napoli come lui l’amava pur conoscendo tutti i suoi colori.
Ora sono tanti anni che non faccio un viaggio verso la Campania e la nostalgia è costantemente presente ❤️
Grazie per la condivisione, amo tantissimo lo spirito napoletano e mi vergogno ma non sono mai riuscita a visitare Napoli🤦🏻♀️veramente c’ero stata da giovane con la scuola ma non conta e poi sono troppi anni fa! Continuate ad essere come siete perché la bellezza sta nella diversità e in Italia ogni regione ha belle cose, ma i napoletani hanno musica e teatro che sono capolavori!
Un abbraccio Marisa
P.S.: anch’io compio gli anni il 27 febbraio, purtroppo più vicina ai 70 😅
Buon Compleanno 🎉