Le mie vacanze sono state britanniche (qui un esempio di grandi scoperte) e sono finite la prima settimana d’agosto. Prima e dopo ho solo sudato.
Come state?
Nella città che non riposa più ho smesso di immedesimarmi in Marcovaldo che va in giro per la metropoli deserta.
Solo la parte collinare di Napoli s’è svuotata, come uno di quei guanti di pelle che quando non riempiono le mani si afflosciano, quasi a voler sostenere d’essere ancora epidermide necessitante del muscolo.
Ma bisogna andare nelle stradine per vedere il risultato della sottrazione di cittadini divenuti villeggianti in Cilento, a Capri, a Maratea. Torneranno. Per i primi venti minuti vorranno sembrare monaci zen serafici, consapevoli ambientalisti scandinavi cambiati dal contatto con la natura (la loro natura sono le Birkenstock al posto delle New Balance).
Il tempo di scendere a buttare l’umido e saranno di nuovo le mappine di sempre: cittadini della città afosa senza regole.
I miei Barbie e Ken sono loro: turisti anziani che ufficialmente vanno verso il Castel dell’Ovo chiuso per lavori ma che in realtà si stanno godendo quel po’ di vento contrario in uno dei pochi posti di Napoli dove tira sempre il vento (e non per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento).
Napoli è un Dyson Airwrap acceso notte e giorno. Aria condizionata fissa a 25, velocità a volte uno, a volte due.
Difficile in queste condizioni ragionare: la frase non è più «a settembre» ma «quando finisce questo caldo».
La condizione climatica ha soppiantato le leggi del calendario. Se fa così caldo non riesci a ragionare «’a cerevella è rovente, gesucristo è onnipotente…» cantavano i 99Posse. Meglio aspettare. Per le decisioni, per i progetti, per i saluti, per i nuovi piani, per conquistare il mondo.
Napoli non ha scampo, è a cosce aperte esposta al sole. I vicoli sono afosi, le piazze senza riparo. Giusto nei musei, si dice, faccia fresco. Se le opere d’arte temporaneamente trasferite dal Museo di Capodimonte al Louvre potessero parlare, vi direbbero che qui si schiatta perfino immobili e appesi. Qui Caravaggio suda. L’ho visto a Parigi, Berlino e Londra e stava tranquillo. Pure meno incazzato del solito.
Joe Sarnataro
Negli anni 90 quel genio di Edoardo Bennato diede vita ad un suo alter ego blues (ci fecero pure una miniserie sulla geniale Rai3 di Guglielmi con Renzo Arbore): Joe Sarnataro.
Fra i pezzi più belli di Joe Sarnataro ve ne ricordo due.
Uno è “Sotto viale Augusto che ce sta?”. Viale Augusto è a Fuorigrotta, lì per anni fu scavato il tunnel della Linea leggera della metropolitana la LTR, linea tranviaria lapida. Un progetto i cui costi lievitarono per le tangenti e che fece così scalpore da finire sulle pagine dei giornali di tutt’Italia. Scavarono, addirittura una gigantesca talpa rimase lì sotto perché si ruppe, (prima del film Ocean 13, eh!).
La storia ve la racconta proprio Bennato, nella duplice veste di cantautore e urbanista.
L’altro pezzo è altrettanto bello, si chiama “È asciuto pazzo ‘o padrone” e prende le parti di Diego Maradona, fatto letteralmente scappare via da Napoli. Una riflessione amara su quello che Napoli proietta e quello che era (ed è anche oggi).
E' asciuto pazzo 'o padrone
l'avite fatto arraggià
Chillo era nù buono guaglione
e sapeva jucà
ma into a stà città
manco 'e sante
‘e facite allignà!...
Io l’album di Joe Sarnataro ve lo consiglio tutto. È meraviglioso per capire la Napoli sbucata dagli anni Ottanta e entrata di filato nel crollo del pentapartito di Tangentopoli. A Napoli anche il Partito Comunista ebbe i suoi arresti e i suoi guai. Poi arrivò Bassolino nel 1993 e la stagione dei sindaci, il rinascimento Napoletano.
Manco i morti stanno quieti
Una delle frasi di Joe Sarnataro è «Manco ‘e santi facite allignà». Cioè nemmeno i santi riescono a stare tranquilli.
Manco i morti. Questa foto è stata scattata davanti alla chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco, in via Tribunali: una delle zone oggi a maggior frequentazione turistica d’Italia.
I due turisti che mangiano le patatine usando le “capuzzelle”, ovvero i teschi ricoperti di bronzo e accarezzati ad ogni passaggio da generazioni di napoletani per “buona fortuna” sono ignari di cosa fanno? Oppure scelgono di passarsene per il ca**o?
Il giorno dopo questo articolo hanno piazzato i vigili. A guardia delle cape di morte.
Musica maestro. Anzi no.
C’è un trend su TikTok (a proposito io sono questo su TikTok e sono questo su Instagram) di musicisti virtuosi che appena vedono un pianoforte in aeroporto o alla stazione si fiondano, accendono il cellulare e ti fanno il concerto n. 3 di Rachmaninov con la nonchalance di una seduta dal parrucchiere).
Prova a farlo alla stazione Municipio della Metropolitana di Napoli, jamm fenomeno…
'O Coreano
Vi devo confessare un fatto. A febbraio bellebuono allestiscono uno dei ristoranti più carini della zona in cui lavoro a Napoli come set di una specie di reality coreano. Piazzano decine di telecamere, ti fanno entrare e mangi coreano (paghi pure). Però a cucinare (a insaputa del cliente) c’è tipo il Cannavacciuolo sudcoreano.
Ma io ovvio che mi sono fiondato subito e sono andato a mangiarci.
Entriamo, siamo in 3, io nel giro di 12 secondi mi scordo di telecamere e microfoni ed è stato solo grazie alla Madonna della Corea Meridionale che questi non hanno montato le cose che ho detto mentre mangiavo (erano prevalentemente di lavoro).
Ho trangugiato tutto, unica cosa che mi faceva veramente schifo era quel vinello biancastro che sembrava il Bactrim. I coreani hanno fatto un buon montaggio, potevano prendermi dall’altro profilo ma non fa niente
La pisciata sospesa
In via Tribunali al posto di un “vascio”, un basso, un terraneo, di quelli cantati nelle canzoni e descritti dalle commedie di Eduardo, ci hanno messo un cesso a gettoni. Vi giuro.
Rende bene la situazione di speculazione, gentrificazione e pericolo di stravolgimento del centro storico.
A questo punto cambieranno pure le tradizioni. Al posto del caffè sospeso faremo la pisciata sospesa: un napoletano che paga una pisciata a chi non può permettersela?
Jorit
La stella di Jorit si sta appannando. Ve lo dico, poi quando diventerà di dominio pubblico mi darete ragione.
Dulcis in fundo, la sorpresa!
A questo link potete lasciarmi, se vi va, un indirizzo fisico.
Vi spedisco una cartolina vintage di Napoli (le compro dal mio edicolante), la scrivo a mano.
Voi amici del marketing e del giornalismo col codice a barre direte: ma scusa, che ci guadagni? Niente. È un gesto gentile.
Ma accort: perché io sono gentile ma non mi pagano abbastanza per sopportare ingenti spese postali, quindi ad un certo punto se trovate il link inattivo è perché avete fatto tardi e ho esaurito cartoline e francobolli.
Come sempre: se vi è piaciuta aiutatemi a far iscrivere gente!
Jorit ha avuto ed ha un'evoluzione. Mi aspetto ancora grandi cose (e non solo cose grandi he he).
Aspetto anche la tua cartolina qui nella lontana Quarto.
Kudos
Ti leggo con allegria e mi piace sempre il tuo sguardo di narratore cronista socio road