Qui ci va un titolo su Napolitano e Napoli non cacofonico
Per le cose di cui parlo oggi pare che so' vecchio. Non è così
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Del fu Giorgio Napolitano sapete, forse non sapete il dramma del titolista (su un rigo) di un pezzo su Napolitano a Napoli che parla di Napoli non cacofonico.
Non ho lavorato e non lavoro in redazioni quirinalfriendly e non sono un habitué dei Presidenti, però quando venivano qui a volte dovevo andarci per lavoro.
Seguirli è stancante e spesso improduttivo. Certo non ho mai avuto la sfortuna di farlo per un’agenzia di stampa che deve notiziare pure i colpi di tosse in tempo reale.
Di Napolitano scrivo poiché non è stato solo Capo dello Stato ma pure il leader della corrente migliorista del Pci e un pezzo importante di ciò che arrivò dopo: Pds, Ds, Pd. Ed è stato un politico napoletano che - quando ha voluto - sulla città ha messo il carico da cento.
Ad un certo punto fu dato per “bollito”. E quando arrivò il Quirinale - parlo sempre e solo di Napoli - a botte di moniti diede bei problemi a quella parte di politica locale che lo aveva osteggiato precedemente. Il più potente all’epoca era Antonio Bassolino, ingraiano (Pietro Ingrao, movimentista del Pci e del tutto diverso da Re Giorgio). Immaginateveli.
La vecchia foto che avete visto in apertura di newsletter merita di essere raccontata.
Quando la pubblicai sui social a raccontarmene fu Graziella Pagano (col vestito celeste, a sinistra), purtroppo scomparsa un anno fa.
La fortuna è stata avere Luigi Polito, artefice di quella idea di comunicazione politica, a portata di social (a tal proposito grazie a Mimmo Pennone, uno dei giornalisti precursori del digitale nella Pubblica Amministrazione in Campania).
Guardate che racconto delizioso e com’era facile (certo, sotto il cappello del mondo ex Pci) unire competenze, fantasie, idee, pur nella rigidità di un partito che nei Novanta era sempre più museo e sempre meno vicino alla fantasia e alle masse (beh mai come mo’):
Era il 1991 e Tecnomedia (la società di comunicazione di cui ero presidente) partecipò a Galassia Gutenberg (fiera del libro che si svolgeva in primavera a Napoli).
Alberto Abruzzese ci presentò Oliviero Toscani (lì per una conferenza) e noi gli proponemmo di trasformare il suo meeting in un evento virtuale attraverso un strumento multimediale da noi brevettato: Vibot.
Toscani, divertito, si prestò al gioco e alla fine ci scambiammo i recapiti telefonici.Quando l'anno successivo il Comitato Regionale campano del PDS ci affidò la prima ed unica campagna elettorale per le elezioni politiche del nuovo partito nato dalle ceneri del PCI, contattammo telefonicamente Toscani e gli chiedemmo se fosse disposto a scattare una foto di gruppo di tutti i candidati campani in un luogo simbolo della Città.
“Compagni uniti del PDS” l’headline (manifesti, cartoline, pieghevoli, spot televisivo e radiofonico). Toscani accettò senza alcun compenso e nel giro di 24 ore trasformammo Piazza del Plebiscito in un set fotografico.
Per la prima volta la piazza fu chiusa al traffico e svuotata dalle auto in sosta.L’impatto mediatico fu notevole. Ne parlarono praticamente tutti, dall’Espresso a Panorama, dal Corriere della Sera a Repubblica, riviste di settore, emittenti televisive e radiofoniche.
Dopo qualche settimana il quotidiano Il Manifesto dedicò la sua prima pagina alla foto di gruppo di Toscani titolandola: DOVE VA IL PDS? Titolo profetico…1) Il concept della campagna è di TECNOMEDIA (ci lavorai io, Ciro Greco e Giacomo Serafini);
2) Gli unici interlocutori di TECNOMEDIA furono Costantino Boffa e Monica Tavernini, rispettivamente responsabile dell'organizzazione e responsabile della comunicazione del Comitato Regionale del PDS;
3) Il budget messo a disposizione di Tecnomedia fu di 7 milioni di vecchie lire, praticamente ZERO;
4) Da un'analisi ex post, l'impatto mediatico provocato fu quantificato in circa un miliardo di vecchie lire;
4) La campagna provocò non pochi dissapori (per usare un eufemismo) nella dirigenza del Partito che aveva investico (con scarso successo) cospicue risorse per la campagna nazionale "in house" firmata da Walter Veltroni, Vincenzo Vita e Gianni Borgna;
5) Achille Occhetto si incazzò non poco (con Veltroni) quando in piena campagna elettorale, a Milano, fu intervistato dal Corriere della Sera che gli chiese come era nato questo rapporto di collaborazione con Oliviero Toscani (che, tra l'altro, si accingeva a partecipare alla Biennale di Venezia).
Occhetto non ne sapeva nulla perché la nostra iniziativa fu, per così dire, sottaciuta e non potè rispondere. Successivamente mi inviò una lettera di ringraziamenti per il contributo profuso da Tecnomedia (che ancora conservo).6) Giusto per concludere, tentammo di utilizzare nuovamente la collaborazione con Toscani per lanciare un'idea di campagna per le amministrative di qualche tempo dopo quando Bassolino fu, per la prima volta, candidato a Sindaco. Oliviero Toscani ti vogliamo Sindaco. Ve lo ricordate il manifesto "pirata" che invase Napoli? Ma questa è un'altra storia...
Ogni tanto Napoli mi appare come l’amica migliore che ha preferito una manica di stronzi a te
Questo titolo non è mio, nemmeno il pezzo. Che è il miglior pezzo su Napoli scritto nell’ultimo anno.
E dirò, mi costa pure costa ammetterlo; come ebbe a dire Vittorio Zucconi nessun giornalista sano di mente trova bello il pezzo di un altro, pure se ad averlo scritto è un parente.
La cosa divertente (fino a un certo punto) è che l’autrice del pezzo è stata bersagliata tutta la settimana a mezzo social dai “supporter del bidet” (i new borbonici) che l’hanno processata tipo “nemica di Napoli”.
Dico “fino ad un certo punto” perché un giovanotto ha continuato a chiederle su Instagram dove abitasse (voleva proprio la strada, la zona precisa, insistentemente). Il suo obiettivo, capito dopo, era poter fare una story e “sbugiardarla” poiché nata in Campania sì ma non a Napoli.
Si deve nascere a Napoli per parlarne, capì.
Vabbè.
Come farsi massacrare in due mosse
A me piace il conflitto. Da decenni. Cioè da prima che la bella battuta di un film di Paolo Sorrentino facesse diventare questa caratteristica una cacata da scrivere come bio di Instagram.
Dunque me la sono presa con Liberato dopo tre trionfali concerti sold-out in piazza Plebiscito a Napoli. Genio.
(maro’, sono più permalosi dei tifosi del Milan).
È tornato Napoleone!
No quello di Waterloo, quello Cilentano (Davide Napoleone) che vive a Torino. Sound eccellente, mi piace il napoletan-cilentano del testo, (ascoltate come dice «c’aggio» ovvero «ci ho).
Vi lascio il video e non Spotify perché è girato a San Gregorio Magno e io rispetto chi si va a prendere le sue radici.
(Di Napoleone se vi è sfuggita “Lacrime a Mare” dovete assolutamente recuperarla. Una gemma).
Tutto risolto.
Ciro Saittiello ha risolto il fatto dell’emigrazione.
Dimmi tu come cavolo faccio a mettermi a dieta se fanno così.
E chest’è!
Mi fai sapere se ricevi correttamente la newsletter? Mi fai sapere se ti piace? Mi fai sapere se hai idee per cose di cui dovrei occuparmi? Ja ti faccio trovare il caffè pagato.
Sarà per una questione romantico-anagrafico-generazionale, ma è una delle nl che mi è piaciuta di più!😜
Grazie per avermi conoscere l’articolo di Raffaella R. Ferrè