Questa puntata di “Saluti da Napoli” è speciale perché si apre con una intervista. Mentre la quarta e ultima stagione de “L’Amica Geniale” , trasposizione video della tetralogia di Elena Ferrante, va in onda sulla Rai (gli statunitensi abbonati a Hbo l’hanno già vista tutta), vede la luce “Lo stronzo geniale”, libricino che analizza nel dettaglio uno dei personaggi più dibattuti della serie e dei libri: Nino Sarratore.
Raffaella R. Ferré, , l’autrice, ha risposto a qualche domanda sul libro. Raffa è anche mia moglie e ho visto il suo libro nascere nel giro di poche settimane; i suoi ragionamenti sull’argomento Sarratore, invece, li conosco da quando abbiamo letto Ferrante, nel 2011. Presenterà il libro a Napoli martedì 3 dicembre, alla libreria Colonnese in via San Pietro a Majella (dietro piazza Bellini, vicino al Conservatorio).
Raffaella, quando ho letto L'Amica Geniale ho pensato che Sarratore fosse un personaggio mooolto calcato. Dai, non esiste uno così.
L'unico modo per rispondere a questa domanda è citare Luciano De Crescenzo e l'amico della signora Rinascente: Nino Sarratore esiste, esiste, solo che “lui” non lo sa! Elena Ferrante ci ha fatto il gran piacere di raccontarci, come da intento dichiarato, “gli effetti della superficialità combinati con una buona istruzione e una moderata intelligenza”. Ovviamente, questi tratti di Nino vedono poi lo svolgimento e l'evoluzione nella trama dei romanzi, in ciò che fa o non fa (è forse lì che hai trovato qualcosa di calcato?). Per me resta un personaggio profondamente risuonante con il reale perché ha sembianze emotive, caratteriali e soprattutto relazionali ricorrenti e pervasive ben oltre le pagine della tetralogia o dello schermo televisivo. Insomma, il “Sarratore” si fa riconoscere. Se non lo riconosci, allora sei tu.
Secondo te quindi da Sarratore possiamo risalire a caratteri comuni a molti uomini reali?
C'è una cosa che mi ha detto Francesco Serpico, interprete di Nino nelle prime tre stagioni della serie, e che trovo illuminante: tutti hanno dei tratti “sarratoriani” o “sarratoreschi” che dir si voglia, lo sforza sta nell'individuarli e saperli risolvere a qualche maniera. Perché alla fine il vero problema di Sarratore non sta nel tradire una donna o l'altra, e nemmeno nello sfruttare uomini che gli hanno offerto amicizia, ma nel venire meno a sé stesso senza neppure accorgersene.
Che ci vuole per scansare un Sarratore? Un'amica geniale come Lila? Ma esistono?
Il Sarratore, se è un Sarratore original, per così dire, è difficile da scansare del tutto, secondo me, perché almeno all'inizio si presenta benissimo. Certo, fidarsi di lui è praticamente lo starter pack di Muzio Scevola, ma questo lo si scopre solo dopo, quando la mano sul fuoco la si è messa già. Dunque, più che scansarsi un Sarratore, qui dobbiamo parlare di ripigliarsi da un Sarratore, processo che può rivelarsi lungo e spiacevole. L'amicizia può fare molto: se hai qualcuno che, come succede tra Lila e Lenù, ti costringe a guardare le cose per quelle che sono anche a costo di farti male, hai un buon punto di partenza. Ciò detto, credo, però, che il resto della camminata vada fatta anche un po' da soli. Non è detto che le nostre amicizie siano salde e strette come nei romanzi (è più possibile che siano complesse, se vogliamo dei paralleli). E poi , dopo un Sarratore, la vera amicizia è il caso di stringerla con sé stessi.
Senti, mi faresti la tua classifica delle carognate peggiori che fa Nino a Lenuccia e Lila?
Ho la mia top 3, ma lo dico subito: è monca di una posizione perché rischierei di fare spoiler a chi non ha letto i romanzi, e non voglio.
Dunque, al terzo posto della classifica della vigliaccata per me c'è una cosa che a qualcuno potrebbe risultare un fatto minore. Scrive Ferrante nel secondo volume della tetralogia: “Perché Nino si era comportato a quel modo. Baciava Nadia, baciava me, baciava Lila. Come poteva essere la stessa persona che amavo, così seria, così carica di pensieri. Passarono le ore, ma mi fu impossibile accettare che fosse tanto profondo nell’affrontare i grandi problemi del mondo, quanto superficiale nei sentimenti d’amore. Cominciai a mettere in questione me stessa”. A farci caso, dunque, era già tutto lì, insieme alla prima lezione che possiamo dedurre: non sempre vi è un rapporto di causa-effetto tra ciò che siamo e ciò che fanno gli altri. Quando qualcuno si comporta da stronzo, insomma, non è per forza e sempre colpa nostra, eppure ci viene facile iniziare a dubitare proprio di noi.
E qui arriviamo alla seconda grande codardia di Nino: rifuggire i confronti e sparire nel silenzio anche quando sa benissimo che lascerà l'altra nella cosiddetta cacca. Lo fa con Lila, Lenù, ma anche Silvia. E fa del male a tutte e tre (e oltre).
Al primo posto c'è qualcosa che, come ho detto, non posso rivelare. Mi limito al fatto che Nino Sarratore, con tutto il suo bagaglio di irrisolti e indefiniti, rappresenta e si pone come quella distrazione momentanea che può risultare però fatale. Se c'è qualcuno a cui non è chiaro cosa intendo, le cose cambieranno tra un paio di lunedì, alla fine della quarta stagione dell'Amica Geniale.
Abbiamo parlato di Nino. Ma chi è il suo contrapposto nei libri e nella fiction?
In confronto a Nino e ai suoi inganni ben argomentati, le fughe davanti alle responsabilità scusate da una biblioteca di sociologia, a brillare è un personaggio mite al punto da esser stato considerato stupido: Enzo Scanno. Il bambino con il cappello da asino che vende frutta e verdura, diventa un uomo capace di far ciò che è giusto e non solo quel che conviene.
Capace di vedere e accogliere il malessere di Lila, riesce in quello in cui tutti, fino a quel momento, avevano miseramente fallito: prendersi cura della fragilità senza approfittarne. È a chi è capace di fare questo al di là di libri, diplomi e ritorni personali, che dovrebbe andare non solo la nostra stima, ma anche la nostra attenzione. Insomma, forse oltre a “Nino Sarratore Merda”, dovremmo cominciare a dire “Enzo Scanno Love”.
Geolier e i compagni che sbagliano
Tenevo vent'anni a diec'anni, Cresc- ha pigliato diec'anni
Pecciò, si sto vincendo, nun esulto maje cchiù e tanto
Pecciò, si sto ridendo, smetto sempe pe n'istante
E nun me faccio ‘a fot"e gruppo nzieme a tutte quante
So tanti mesi ca nun ‘o scrivo, c"ess"a dicere cchiù cose
Isso mica sape ‘e Sanremo se l'ha visto ra via ‘e fore
Isso nn'sape dô cuntratto e manco ‘e nepotemo Andrea
Ca alla fine m"e lasciai ‘e che a nepote ha itto mamma
Geolier nell’ultimo album, “Dio lo sa - atto II” in un brano, “Nun sacc’perdere” racconta l’amicizia mai rinnegata con Crescenzo Marino, figlio di Gennaro Marino alias "McKay", il boss delle case Celesti di Secondigliano. Crescenzo Marino nei mesi scorsi ha incassato una condanna a dieci anni di reclusione in primo grado.
Lo storico Marcello Ravveduto, uno dei massimi esperti di linguaggio camorristico nei social e nei testi delle canzoni ha una sua idea sull’argomento e non è di condanna nei confronti del rapper napoletano:
Dire che il suo amico ha preso 10 anni lo rende autentico, allontanando l'immagine di quello che ha fatto i soldi e dimentica da dove è venuto. Geolier evolve, cambia, diventa sempre più una popstar a livello nazionale, è molto seguito, oggi fa anche il testimonial per brand importanti, ma non dimentica le sue origini.
Intanto Geolier sta contando i soldi con album nuovo e libro. Il libro, edito da Mondadori Electa, ha un particolare che ho notato: non esiste in versione ebook perché è anche fatto di fotografie. Dunque puoi solo comprarlo cartaceo e metterti in fila per mostruosi firmacopie…
La toponomastica turistica
Mentre scrivo questa newsletter ho sulle spalle una giornata piuttosto faticosa: è morta una ragazza, asfissiata, in una stanza di bed and breakfast in centro, a Napoli, in circostanze tutte da appurare. Non ci si sta ponendo il problema della proliferazione di queste attività che vengono controllate in percentuali infinitesimali.
Invece ci si sta ponendo il problema di indirizzare i turisti finanche dalla metropolitana. E così via Emanuele De Deo ai Quartieri Spagnoli diventa Largo Maradona, uno dei posti più visitati d’Europa, lì dove c’è il murale dedicato a Diego. Ma è un toponimo che non esiste, è inventato dal boom turistico. Quando ci sono i soldi di mezzo si fa presto a cambiare anche le targhe in strada o le indicazioni nelle stazioni…
Sono tutto sommato soddisfatto di aver raccontato questo processo in “Se potessi, ti regalerei Napoli”, evidenziando non solo il cambiamento positivo ma anche certe storture.
Nei prossimi giorni faccio qualche presentazione pre-natalizia! Le scrivo sui social, così se siete in zona ci vediamo.