Geolier è la Napoli che non sta nei vostri pacchetti turistici.
È la Napoli che viene mossa nelle foto e che molti rifiutano di vedere e capire
Ciao! Scusa se non mi sono fatto sentire. Sto scrivendo e sto un po’ scassato per altri fatti. Se puoi inoltra a chi ritieni sia interessato. Mi fa piacere. Se ti serve altro scrivimi.
«Se ti muovi, la foto viene mossa» diceva Ciro Ascione in “Sud”, uno dei primi film di Gabriele Salvatores, quello che fece ascoltare al mondo “Curre curre guagliò” dei 99 Posse. Loro a Sanremo non ci sono mai stati e non penso non abbiano mai avuto richieste.
Ricordo il video di un’altra loro canzone, “Focolaio”, in cui la band immagina di fare una comparsata in un programma tv. Si chiede Luca ‘Zulù’ Persico, scettico:
Ci possono passare [in tv] anche cose di un certo valore culturale, ma passano in mezzo ad un mare di cacate, dunque alla gente che gli rimane se non la merda?
Con voi mi posso permettere di essere molto sincero perché siete quelli che mi danno l’onore del loro tempo senza la necessità di un social o del brand di un giornale: a me di Sanremo me ne passa allegramente per il cazzo .
Perché lo seguo? Perché diverte, ma soprattutto perché è uno dei modi per guardare e capire il Paese. Io passo del tempo a leggere i dati degli istituti di ricerca e quelli di mercato, penso dovrebbe farlo ogni giornalista. Farlo e poi scordarli per lavorare sui coni d’ombra.
Vabbè, non divago. Torniamo a Sanremo. Sintetizzando:
Il Geolier che è andato al Festival di Sanremo è la Napoli che non sta nei vostri pacchetti turistici 3 giorni in b&b.
Geolier è la Napoli che viene mossa nelle foto. Una città che molti rifiutano di vedere e capire.
È stato vivisezionato, irriso, fischiato, contestato. Io, al posto suo, al secondo giorno sarei andato in giro con una mazza. E invece lui è stato tranquillo. Non parla molto perché non sa parlare molto ad uso dei giornali. E perché i rapper di solito non devono parlare tanto fuori dal palco.
A Sanremo ha perso, perché non esistono secondi posti per com’è stata messa la gara. Poi farà venti fantastiliardi di streaming Spotify e sold-out ovunque (già ha tre date allo stadio di Napoli fissate). Ha perso. Però ha fatto più rumore di tutti.
E a Napoli si è scosso qualcosa: due terzi della città adulta non lo conosceva nemmeno.
I loro figli e nipoti sì, però.
Emanuele, classe 2000, tiene un codazzo di gente che dipende, gestisce, organizza «per il suo bene» e non ha reti di protezioni.
Non è figlio di cantanti o viene dai talent, non è ricco di famiglia. Viene dalla modestia della periferia Nord di Napoli, quella che gli sceneggiatori chiamano Vele di Secondigliano (sbagliando).
Lì dove abita Geolier una volta mi mandarono per un omicidio, ricordo benissimo perché ero a casa era dopo Capodanno, tenevo proprio il sapore dello zucchero a velo del pandoro ngann, bellebuono na sfaccimm ‘e chiammata: devi andare al Gescal. Io non guido. Viene il fotografo a prendermi a metà strada. Vado, non abito lontanissimo in linea d’aria.
Tenevo lo zucchero del pandoro ancora in bocca, ci sta questo a terra, tutto normale, area recintata, sto lì, in queste occasioni cerchi di capire se puoi parlare con qualcuno guardi, annoti mentalmente Mai col taccuino in bella vista. Mai.
Dietro ad un muretto decine di ragazzini piccoli.
Forse c’era pure un piccolo Emanuele, chi lo sa.
Comunque alzano a questo da terra ed esce un mare di sangue evidentemente era stato copito al torace, mi sale il disgusto e si vede in faccia, il fotografo mio dice: «oh se sbatti a terra io nun t’aizo» non ti alzo.
Ma come può crescere nu criaturo in una zona così ? Tu ‘o ssaje?
Capisci che è nel suo piccolo è un miracolo, Geolier. Vissuto nelle palazzine, fra il degrado, il nulla, una educativa territoriale, e l’ossessione re cumpagne.
‘E cumpagne.
Perché se non tieni ‘e cumpagne lì mi vuoi dire tu che fai, aro vaje, comme sfaccimme campi?. Nemmeno un passaggio col mezzo se non tieni la macchina o uno scooter tuo.
Emanuele è un oblò dal quale guardare Napoli. Lui esprime così: in musica. È un regalo come lo fu Pino Daniele, Edoardo Bennato, Luca Zulù, Raiz, come lo sono artisti come Tommaso Prima, Roberto Colella.
Figlio di una delle mille Napoli che forse conosci, intuisci ma non sai. Perché è la Napoli sua, della sua stanzetta e di chissà quanti altri. Fuori c’è la guerra sociale, non quella di camorra. Una sfaccimma di macelleria che scamazza ogni ragazzo.
Lo idolatrano i ragazzini, quelli dei vicoli e quelli della città “buona”. Nel carcere minorile si ascolta solo Geolier. Altro che mare fuori.
A me quel rap non piace nemmeno tanto, io preferisco Vale Lambo. A me piacciono Le Scimmie. Ma se andavano le Scimmie a Sanremo che succedeva? Chiamavano i reparti d’intervento speciale all’Ariston?
Però tu la senti questa violenza nell’aria su Sanremo, su Napoli? È l’industria editoriale, la costruzione dell’immaginario collettivo a scopo commerciale. È tipo faglia sismica.
Napoli ci sta in mezzo, è il propulsore più potente in Italia di questa roba. Cinema, teatro, libri, musica. Drena milioni direttamente o nell’indotto. È una delle città più giovani in un Paese di vecchi.
Angelina Mango canta «ma che t’o ddico ‘a ffa» e «nei vicoli di Spaccanapoli» ma mica perché li conosce? Perché «Napoli si porta» ha vinto lo scudetto e serve un inciso da far girare nei video delle migliaia di persone che la visitano e stanno su Tiktok.
Chi fa finta che si tratti solo di televoto o giornalisti in sala stampa non si rende conto che parliamo della principale azienda culturale d’Italia che produce il principale show musicale d’Italia. È il Paese qui e or. Dentro c’è politica, soldi, framing e comunicazione più raffinata degli zuccheri. Tutto.
Geolier, così come molti altri, se lo sono preso, maciullato e rigettato per raggiungere i risultati che vedete in queste slide. Hanno cercato i giovani come il rabdomante cerca l’acqua. E li puoi trovare solo in questo calderone caotico, bollente, contraddittorio che è Napoli.
Guagliù non c’è un finale. Vi posso mettere dei pezzi che ho scritto in questi giorni, sono validi v’o’ ggiur.
Vi rendete conto quanto ci ha dato da lavorare?
Ultima cosa: se magari volete avvicinarvi al mondo di Geolier, iniziate da questo feat, dolcissimo, con Rose Villain.
“Fuori c’è la guerra sociale, non della camorra”. Queste parole.
Stupenda analisi del fenomeno "Geolier a Sanremo" ed ottimi spunti sulle future conseguenze per Napoli come città turistica... Complimenti a te, Ciro, sempre dettagliato e pungente e Complimenti a Emanuele "Geolier": Sanremo (e non solo) l'ha vinto lui...