Storia di chi fugge, di chi resta. E pure di chi torna.
Se vuoi, il podcast lo trovi subito qui, su Spreaker.
C'è una domanda che mi ha messo sempre in crisi e che mi è stata rivolta più di una volta.
È la seguente: «Resto o vado?». Da dove lo avrete capito: da questa città. "Saluti da Napoli" nasce sostanzialmente per raccontare Napoli a chi se n'è andato e a chi non la capisce più. Non vi capita mai di litigare con la vostra città? A me tutti i giorni.
Sono avvelenato quando scendo e trovo degrado ovunque. Quando il messaggio whatsapp dei carabinieri alle 5 di mattina è per "notiziarmi" una storiaccia di cronaca. Attendo il fine settimana temendo il bollettino del lunedì, fatto di coltelli, di violenza, di ammuina post-lockdown esplosa come una supernova ad aggredire vicoli, strade, piazze.
Lo scrittore che è riuscito secondo me a descrivere meglio la Napoli d'estate non è Raffaele La Capria ma Peppe Lanzetta. Provate coi suoi libri di inizio anni Novanta: saranno una illuminazione.
Città azzeccosa, sbandata, indebitata e senza speranze, frizzante di acqua minerale e birra a buon mercato, mani sfarinate di pizza rovente tenuta con le punte delle dita e mangiata mmiez 'a via, al volo, con l'acido nello stomaco a bestemmiare il pomodoro cinese e con lui le nostre vite sgarrupate, nzamate, verdiate (non sono termini che troverete in quelle devastanti spiegazioni alla Erri De Luca. E nemmeno voglio spiegarli. Fate finta di essere in un suq arabo: sentite mille parole, vi fate spiegare tutto?).
Scusate se divago, ma è tardi e un chiwawa sta abbaiando ad ogni auto qui giù; in qualche modo dovrò prendere sonno. Meglio farlo tentando di scrivere, abboccandosi sulla tastiera.
Resto o vado? Alla domanda io sorrido come se avessi la risposta e poi evito abilmente di sbilanciarmi.
Nel podcast (qui trovate Spotify) ho chiesto ad alcuni perfetti, meravigliosi lettori/ascoltatori di raccontarmi la loro esperienza e ne è venuto un quadro meraviglioso e devastante. Non potevo chiederlo alle persone vicine e agli amici.
Restare o andare. O tornare, magari? È iniziata la campagna elettorale al Comune di Napoli e per ora non c'è un solo candidato che parli della «voglia 'e turnà». Fra tutte le promesse elettorali - spesso strampalate, assurde, come ad esempio quella di 'recuperare le periferie' (ci vorranno vent'anni) o 'riportare la legalità' (ci vorranno centoventi anni), non c'è nessuno che si spende, pure con una pietosa bugia, per dire a chi è andato lontano quanto sarà bello tornare a casa perché metterà a posto tutte le cose. Motivo? Il 'capitale umano' che è andato via da Napoli non vota più qui. E non è interessante parlare a chi se n'è andatə (oh, agg mis 'a schwa nella newsletter!).
Domanda: prossima newsletter + podcast sulla politica napoletana si deve fare oppure è na strunzata epocale?
Altra domanda: se avete suggerimenti datemeli. Li accolgo volentieri, ho tanta buona volontà. Unica cosa: a me non piace raccontare le leggende di Napoli.
Guagliù, avete una età: ma che ve ne fotte a vuje del fantasma di Palazzo San Severo o della leggenda di Castel dell'Ovo? Queste cose lasciamole ai milanesi che si fanno bendare gli occhi per camminare comm 'e strunze in mezzo piazza Plebiscito.
Sentiamoci, ci tengo. Non facciamo che poi 'o ddicimme e nunn 'o facimme maje.
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