Saluti da Napoli è un podcast!
Saluti da Napoli ci mette la voce
«Io sono diverso, Io cambio poco, cambio molto lentamente», cantava Giorgio Gaber in uno dei più bei pezzi della musica italiana, "Quando è moda è moda".
Io pure cambio lentamente e per questo non riesco a correre dietro ai trend: li vedo, mi entusiasmo e consapevolmente perdo il treno più veloce. Però cerco di capire.
È successo pure con la newsletter e ora, col podcast.
Saluti da Napoli è una newsletter che nasceva con l'obiettivo di raccontare la città a chi ne è lontano e a chi non la capisce più.
Gran parte di questo compito lo esaurisco nel lavoro quotidiano: non mi piaceva l'idea di un mero deposito di link o di "sono stato ospite qui", "scriverò un libro su". Poi so' successi pure tanti fatti, mica solo la pandemia. Ci ho dovuto pensare un po'.
Ammiro chi della newsletter ha fatto un lavoro, offrendo giornalismo di qualità anche in cambio di donazioni o con l'aiuto degli sponsor, ma io non potrei perché sono già molto ricco, i soldi davvero mi escono dalle orecchie, per esempio mentre sto scrivendo ora sto bruciando carte di 500 euro così, per sfizio (non è vero, non potrei per motivi di tempo e di lavoro).
Però credo molto, credo tantissimo alla necessità di raccontare diversamente Napoli. Diversamente da come è descritta e "venduta". E credo, molto immodestamente, di poterlo fare in tanti modi.
Al podcast avevo pensato già da tempo ma per pigrizia non ero mai stato in grado di approcciare. Ho avuto amorevoli e provvidenziali aiuti ed è solo grazie a questi aiuti e alla fiducia che alcune persone hanno riposto in me che l'orso qui presente si è schiodato dalla foresta e ha tentato di registrare qualcosa.
La voce mia non è granché, il montaggio va migliorato. Però sono io e sono tutte le mie forze nel contesto attuale.
«Si capisci va bene o si no te futte» direbbe Pino Daniele.
Dunque, ricominciamo. Newsletter + podcast.
E speriamo di non fare la fine della SuperLega.
«Io sono diverso, Io cambio poco, cambio molto lentamente», cantava Giorgio Gaber in uno dei più bei pezzi della musica italiana, "Quando è moda è moda".
Io pure cambio lentamente e per questo non riesco a correre dietro ai trend: li vedo, mi entusiasmo e consapevolmente perdo il treno più veloce. Però cerco di capire.
È successo pure con la newsletter e ora, col podcast.
Saluti da Napoli è una newsletter che nasceva con l'obiettivo di raccontare la città a chi ne è lontano e a chi non la capisce più.
Gran parte di questo compito lo esaurisco nel lavoro quotidiano: non mi piaceva l'idea di un mero deposito di link o di "sono stato ospite qui", "scriverò un libro su".
Ammiro chi della newsletter ha fatto un lavoro, offrendo giornalismo di qualità anche in cambio di donazioni o con l'aiuto degli sponsor, ma io non potrei perché sono già molto ricco, i soldi davvero mi escono dalle orecchie, per esempio mentre sto scrivendo ora sto bruciando carte di 500 euro così, per sfizio (non è vero, non potrei per motivi di tempo e di lavoro).
Però credo molto, credo tantissimo alla necessità di raccontare diversamente Napoli. Diversamente da come è descritta e "venduta". E credo, molto immodestamente, di poterlo fare in tanti modi.
Al podcast avevo pensato ma per pigrizia non ero mai stato in grado di approcciare. Ho avuto molti amorevoli aiuti ed è solo grazie a questi aiuti e alla fiducia che alcune persone hanno riposto in me che l'orso qui presente si è schiodato dalla foresta e ha tentato di registrare qualcosa.
La voce mia non è granché, il montaggio va migliorato. Però sono io e sono tutte le mie forze. «Si capisci va bene o si no te futte» direbbe Pino Daniele.
Dunque, ricominciamo. Newsletter + podcast.
E speriamo di non fare la fine della SuperLega.