Questa Lega è una vergogna. Ma non è la sola che ha fatto schifo
La notte in cui volevo ordinare un cornetto Nutella e Bounty per Cristiano Ronaldo
Mo' t'aspetti che parli di Matteo Salvini, eh? Ok, ma posso iniziare prima dai fatti miei?
Di fronte casa abbiamo avuto per due giorni Cristiano Ronaldo. Per rispetto non abbiamo steso mutande ad asciugare. Ho pensato: pare brutto, questo passa di qui, fa una foto per metterla su Instagram e trova i soliti panni stessi con le mutande mie che si asciugano.
Semmai in segno di amicizia stasera gli ordino un cornetto Nutella e Bounty e glielo faccio arrivare.
Cristiano Ronaldo, attualmente in forza al Real Madrid (a proposito: ahahah 6 gol) ha un patrimonio stimato in 210 milioni di euro. Il mio animo di sinistra per un po' ha macinato dissenso. Ho pensato fosse giusto andare davanti all'albergo che lo ospitava e protestare boh, per qualsiasi cosa consentisse di dire: «Tu sei ricco, noi no, dobbiamo redistribuire questo patrimonio. Col popolo ma soprattutto con me».
Poi mi sono reso conto che tutto il vicolo stava davanti all'albergo aspettando i giocatori del Real. Ma tu lo sai che noi il Real Madrid lo vediamo solo a Fifa 2017?
E nemmeno, perché per coerenza storica ci pigliamo il Barcellona.
Ho pensato: chissà se sono venute davanti alle transenne pure le puttane che lavorano nei vasci sotto da me, dentro al vico di Santa Caterina a Formiello. Ci pensi, se per esempio la cinese andava lì sotto, un calciatore si innamorava di lei e lei chiudeva il basso, non faceva più la prostituta.
E poi, magari, dietro via Oronzio Costa dove i baby boss si sono schiattati la vita finendo o a terra con tre botte in petto o al 41 bis, qualche ragazzo ha fatto quei cinquanta metri per vedere Sergio Ramos o Alvaro Morata e ha detto: mo' sai che ti dico? Io cambio vita, io me ne esco, io lascio tutte queste tarantelle, io voglio seguire le mie passioni vere.
Questo lo vorrei credere, sì.
Invece ho visto solo tanta gente accanirsi davanti ai centri scommesse che nel vicolo hanno aperto a morire.
Il giorno dopo, però, ho notato che i ragazzini giocavano a pallone in strada con più arraggia.
VAMOS EHI AMIGOOO, VAMOS! PASSALA!
Moccaacchitemmuort, PASSALA!
Se non vedi le foto, le trovi qui.
Questa Lega è una vergogna. Ma non è che gli altri abbiano fatto meno schifo
Matteo Salvini, ok. Ho capito. Allora, sono le 3 di notte e parlerò di fatti molto personali con molta sincerità. I lettori di questa newsletter sono circa un migliaio. Apprezzate questa sincerità, sarà la vecchiaia (a proposito, grazie per i tanti auguri per il quarantesimo compleanno!).
Tenete conto di due fatti.
Primo: sono molto critico nei confronti dei cosiddetti 'movimenti antagonisti napoletani' attivi negli ultimi anni. Il motivo è semplice: li ritengo politicamente inconsistenti in opposizione nonché succubi/eterodiretti dal blocco che fa riferimento al sindaco Luigi De Magistris. Ne sono dentro in ogni modo e per svariati motivi. Non individuo sincerità nelle mobilitazioni, ma solo strategia finalizzata al loro personale consolidamento politico e all'acquisizione delle poltrone (cosa che del resto sta già accadendo).
Secondo: Matteo Salvini è uno xenofobo che vive d'engagement sui social network. Io invece penso che le nuove generazioni di migranti avranno il compito di salvare l'Italia. Siamo, dunque, agli antipodi.
Detto ciò, veniamo al dunque.
La Lega a Napoli ci è già venuta svariate volte!
La prima avevo 16 anni (1993) fu un capolavoro. Umberto Bossi non scese per paura di figuracce e bene fece. Vennero Mario Borghezio, il chiattone europarlamentare e Irene Pivetti che addirittura fu presidente della Camera. Più contestatori che simpatizzanti, tanta polizia, qualche mazzata (forse) ma il tutto si risolse in una grande figura di niente per i lumbard. L'anno dopo venne Roberto Maroni alla Saletta Rossa della Libreria Guida (rip Mario Guida pace all'anima tua) e disse pure che la Lega non era anti-meridionalista. Insomma, voleva 'apparare', mentre Bossi ne diceva d'ogni, a Pontida.
Okay, era un'altra Lega Nord. Non era quella di Salvini. I temi erano gli stessi, però. Compresa la visione finto-paternalistica di Napoli (viva la Napoli onesta, combattete la camorra, andate a lavorare).
Cosa mancava? Mancava, in quegli anni, la cassa di risonanza dei social.
Mancavano pure dei pesci a brodo che abboccassero all'esca della manifestazione-provocazione a casa tua.
Sabato 11 marzo 2017 - dunque ventiquattro anni dopo la prima calata dei barbari - i pesci a brodo, o coglioni, che dir si voglia, si sono palesati. Hanno messo a ferro e fuoco un quartiere di Napoli, attaccato le forze dell'ordine e regalato a Matteo Salvini, leader di un partito che al Sud al massimo ha una pagina Facebook, qualcosa come 50-60 telecamere nazionali e locali, le prime pagine di tutti i giornali cartacei, l'apertura di tutti i telegiornali e la discussione dei talk show domenicali di Raiuno e Canale 5.
Un capolavoro.
Hanno perso tutti (è il titolo di un editoriale che ho scritto sabato sera subito dopo i fatti).
Ah! Per piacere non parliamo di 'infiltrati' al corteo, eh? Rifiutate queste ipotesi da idioti. Voi lettori di questa newsletter l'avete capito, vero, che in questo caso è semplicemente colpa di chi ha alzato la tensione per giorni e giorni e giorni? Mica è arrivato l'uomo nero da fuori a fare il cattivone.
Hanno seminato veleno e i fiori del male sono sbocciati sabato pomeriggio.
«Salvini nazifascista», «Salvini lo respingeremo», «città Desalvinizzata»: sono i termini usati da esponenti delle istituzioni napoletane, mica da me. In questo caso qual è il meccanismo? Le frange di movimento ribollono e si sentono autorizzate a spingersi oltre il consentito. E quando? Al corteo. Poi, il giorno dopo, fioccano i distinguo e le prese di distanze.
Ma fra i simpatizzanti della Lega a Napoli tutto sto trambusto ciò cosa ha determinato? Chi è andato al comizio di Salvini si è sentito parte di una orgogliosa maschia marginalità, sensazione che a Napoli, periferia dell'impero senza punti di riferimento politici, culturali, sociali tanto da appigliarsi alla debole e infame sirena del tifo da ultrà e all'identitarismo becero, incolto e violento (almeno verbalmente), funziona. Funziona a sinistra e a destra.
Lo storico napoletano Paolo Macry ieri sul Corriere è andato giù durissimo. Ma trovare voci del genere che si levano in una città appiattita e colpevolmente silenziosa, è sempre più difficile.
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