Tutti tuttologi col web (il tizio di Sanremo c'ha ragione)
Una sera - sono passati ormai molti anni, il locale in cui si è svolta questa storia non esiste più - Ivano per scherzo raccontò a tutti che lui e io avevamo trovato lavoro all'estero e saremmo partiti pochi giorni dopo. Gli amici erano sorpresi e dispiaciuti. Per tutta la sera continuarono a offrirci da bere e a chiedere che andavamo a fare: per lui il racconto era pure facile, lo sviluppatore di software lo fai ovunque. Il problema ero io. Che cazzo s'inventa un giornalista italiano che va a lavorare in Germania? Anni dopo ci siamo ritrovati a riderne e parlare di un libro (il suo, una volta tanto non era un libro mio né di un altro giornalista) e di "cose del web".
Sia io che Ivano alla fine siamo rimasti a Napoli.
Io faccio quel che sapete, lui è sviluppatore di software nonché uno dei guru italiani della Seo, la scienza occulta delle chiavi di ricerca su Google (lo so, l'ho spiegato male). È il marito di Misya, "quella delle ricette". Entrambi vivono, lavorano e fan lavorare gente a Napoli, a Soccavo, periferia Ovest della città. E senza clamori, senza appuntarsi in petto alcuna medaglia di napoletanismo, di "eccellenza meridionale", pur essendo nei fatti napoletani e autentici innovatori della prim'ora. Questi scudetti di cartone sono imbarazzanti e finquando ci saranno il messaggio sottinteso sarà: «Avete visto? Perfino questi poveracci in un posto del genere riescono a fare qualcosa di buono».
A proposito di innovazione...Chi non è napoletano non sa. Quindi bisogna spiegare. Le Mixed By Erry erano delle musicassette contraffatte che negli anni Ottanta-Novanta prima dell'avvento del compact disk andavano per la maggiore a Napoli. Erry (al secolo Enrico Frattasio, re dei falsificatori) era riuscito a fare un brand dei suoi 'pezzotti'. Per cui a un certo punto la gente cercava gli "originali falsi Mixed by Erry". La serata finale di Sanremo era di super-lavoro per le centrali del falso partenopeo: l'indomani si sarebbero vendute le 2 cassette a 10 euro (ma poi con lo sconto te le davano a 8) con tutti i brani sanremesi.
Appocundria in dialetto napoletano significa "profonda malinconia".
(te lo dico prima, poi capisci perché).
Allora, la questione non è tra Gigi D'Alessio e Pino Daniele. A me della loro iniziale rivalità e della loro presunta riappacificazione successiva non è mai importato niente. È che Pino era un modo di vedere Napoli contrapposto a quello proposto da Gigi D'Alessio, cui tuttavia riconosco, soprattutto nei pezzi giovanili, un certo tocco poetico nel definire il 'popolo' partenopeo. Pino era ed è Napoli non morbosamente aggrappata alle tradizioni ma col passato che fa da propulsore verso nuove sonorità e verso un'idea della città libera da pregiudizi e stereotipi. Il pezzo vedete qui è una suite spettacolare nel live "Sciò". Ascoltatela perché è da brividi: Appocundria, Putesse essere allero, Je sto vicino a te sono tre canzoni meravigliose e messe così in fila sono frammenti d'un discorso amoroso che alla Barthes miniano e glossano i sentimenti quotidiani, il loro incanto e le loro paure. E sullo sfondo c'è Napoli come la guardo io, da via Cesario Console, quando sembra un bicchiere pieno fino all'orlo dove acqua, cielo e sole giocano a spostare la luce e creare colore.
PS. Gigi d'Alessio a Sanremo: ahahahaha
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